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Il giorno che Neil sbarcò sulla Luna, tutti dissero che era un giorno speciale



La Luna

Il titolo di questo articolo è l'incipit di una delle canzoni che più mi è rimasta nel cuore in merito al nostro satellite: si tratta di "Luna" di Edoardo Bennato, dall'album "Abbi Dubbi" del 1989, anno in cui ricorreva il 20 anniversario dell'allunaggio.

Ricordare questo momento storico (1969) è importante perché di fatto l'intera umanità iniziava il processo di 'colonizzazione dello spazio', ma anche perché mi permettere di riflettere sull'importanza che questo satellite.

La manifestazione più visibile dell’influenza della Luna sono le maree, che in alcune zone del globo possono raggiungere e superare addirittura dislivelli di 10 metri. Se la Luna non ci fosse più, tutta l’acqua dei mari e degli oceani verrebbe ridistribuita, andando in parte a migrare dalle regioni equatoriali a quelle polari. Verrebbero così a ridursi o interrompersi anche alcune importanti correnti oceaniche che regolano la formazione delle nubi e quindi la circolazione atmosferica su scala globale, con ripercussioni non facilmente prevedibili ma sicuramente importanti sul clima.

Un gruppo di scienziati presso l’Università di Washington, guidati dal dr.Tsubasa Kohayama, ha dimostrato che le forze gravitazionali della Luna influenzano, oltre alle maree, anche l’atmosfera terrestre, dopo aver effettuato un collegamento tra le fasi lunari e la quantità di piogge registrate sul nostro Pianeta in special modo alle latitudini tropicali. Secondo questo studio, le forze di marea del campo gravitazione della Luna modificano l’altezza della colonna atmosferica sulla Terra; quando la pressione atmosferica aumenta in presenza di una Luna piena, aumenta allo stesso tempo anche la temperatura nei suoi strati più bassi. L’aria calda, nel frattempo, può contenere più umidità, aumentando così la probabilità di precipitazioni.

Un altro fondamentale ruolo che da sempre la Luna esercita sul nostro pianeta è quello di stabilizzarne la direzione dell’asse di rotazione. Attualmente il valore medio dell’inclinazione di questo asse rispetto al piano dell’eclittica è di 23 gradi e mezzo, e questo valore oscilla sì ma in un intervallo di meno di due gradi e mezzo nell’arco di circa 41.000 anni. Se non avessimo la Luna ad orbitarci attorno, questa forbice sarebbe molto più elevata, fino a raggiungere valori prossimi a 90 gradi. In pratica, significherebbe che, seppure nel corso di milioni di anni, le calotte polari potrebbero migrare fino in prossimità dell’equatore; un po’ quello che accade su Marte, che appunto è sostanzialmente privo di satelliti naturali di dimensioni ragguardevoli. Phobos e Deimos, che orbitano attorno al Pianeta Rosso, possono essere infatti considerati poco più che grandi ‘sassi’ spaziali, con un diametro che per entrambi non supera i 25 chilometri.

Subito dopo la formazione, la Luna si trovava a una distanza molto più ravvicinata di adesso. La sua orbita era a circa 25 000 km e il periodo di rotazione della Terra era di circa 3 ore. Essendo entrambi i corpi allo stato fuso e molto vicini, le forze mareali avevano un'intensità molto maggiore di quelle attuali ed erano reciproche, in quanto la Luna non era ancora in rotazione sincrona. Col passare del tempo, la Terra attraversò varie ere geologiche con una diversa conformazione del suolo: fuso, solido, con o senza oceani, con solo ghiaccio; ognuna delle conformazioni ha reazioni differenti alle forze di marea della Luna, per questo l'evoluzione nei tempi remoti del periodo di rotazione e della distanza Terra-Luna non può essere determinata con precisione. Nel passare degli millenni, il giorno della Terra si è ridotto fino ad arrivare a 24 ore di oggi e la Luna si è allontanata fino a 384 000 km e l'attrito mareale ne ha stabilizzato la rotazione fino a renderla sincrona con la rivoluzione. La Luna si allontana di 38 mm all'anno e la Terra rallenta la rotazione di 2,3 millisecondi ogni secolo.

Insomma, un giorno la nostra Luna ci dirà addio? Luis Barbier, astrofisico del Goddard Space Flight Center della NASA, è convinto di no. Secondo le sue stime, questo processo di allontanamento continuerà, ma solo fino a quando l’orbita della Luna raggiungerà un’ampiezza maggiore del 50 per cento di quella attuale. Con la conseguenza che un mese durerà 50 giorni. Ma forse a quell’epoca – tra alcuni miliardi di anni – il genere umano non avrà certo questa come principale preoccupazione. Ci sarà infatti da fronteggiare il destino di un Sole morente, prossimo ad espandersi inesorabilmente, trasformando il nostro pianeta in una sterile e inabitabile distesa infuocata. Ma questa è tutta un’altra storia...

 
 
 
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