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La donna gelata di Annie Ernaux, L'orma editore

Il ghiaccio è lo stato in cui tutto è rappreso, raggrumato, quasi sospeso tra la vita che fluisce e la sua totale assenza, per cui ogni cosa – ogni essere – si spegne e svanisce. Il ghiaccio è uno stato fisico e psicologico. È infingardo, frena, blocca, non lascia vie di scampo. Quando pervade l’animo, ci si sente perduti, finiti e si muore dentro. Nulla ha più valore né senso, in primo luogo ciò che siamo e amiamo.

Lo conosco, l’ho guardato dritto negli occhi e alla fine – come molte e tanti – sono riuscita a scioglierlo.

È forse per questo che ho centellinato ogni parola, ogni capoverso e pagina de La donna gelata di Annie Ernaux, pubblicato da L’orma editore alcuni mesi fa.

Attorno a me, nella vita reale e virtuale, dall’uscita del libro è stato un fiorire quasi ininterrotto di letture, recensioni, commenti entusiasti. Li leggevo curiosa e ammirata, fermandomi a riflettere ora sull’uno ora sull’altro e, spesso, annotavo alcune impressioni. Dopodiché, tornavo alla mia lettura pachidermica, intervallata da altri testi che affrontavo, quasi compulsivamente, nei momenti di pausa dal lavoro, dalle incombenze domestiche, dalla leggerezza che, in questo tempo di stasi, la vita, per fortuna, ancora ci consente. Quando, poi, il rumore dell’affaccendarsi del giorno scemava, tornavo alle pagine de La donna gelata, alla matita, allo stupore e alla rabbia che alcuni passaggi mi suscitavano e, allora, sottolineavo, chiosavo, mi inalberavo, mentre pensavo a mia madre, alle mie nonne, a una zia, alla memoria frammentaria che mi è giunta delle donne della mia famiglia. Rivedevo vite incrociate, per caso o contiguità: una vicina di casa, una supplente alle medie, alcune amiche, le donne che spesso popolano le pagine di cronaca, i libri letti sulla questione femminile. Ripensavo anche alle mie battaglie e non potevo crederci – non ci crediamo mai – era la mia, la nostra storia, singolare e collettiva: mutavano gli scenari, il contesto storico, i nomi, gli episodi, ma la sostanza era – ed è – la stessa. Dalla vita al gelo e al ghiaccio, biglietto di andata e talvolta anche ritorno; la primavera e l’estate per molte, alla fine di quel travaglio, per altre – troppe – il precipitare in un baratro nero e profondo.

È la storia delle donne quella narrata da Annie Ernaux ne La donna gelata, come è già stato in altri suoi libri – Il posto, L’altra figlia, La vergogna –, scritti sempre a partire da frammenti di memoria, ricostruita attraverso fotografie e ricordi recuperati dal passato e ricuciti insieme per far luce sul presente.

Mentre racconta, viviseziona, parafrasa la propria esistenza, Annie Ernaux parla di noi a noi tutte e a chi, dell’altro genere, la legge.

Siamo tutte donne gelate, a cominciare dalle famiglie improbabili di cui ciascuna di noi si è al tempo stesso vergognata e fidata, e dalle quali, immancabilmente, siamo state tutte tradite, imparando a nostra volta a tradirle, in un susseguirsi incessante di cesure, suture e rinascite, mentre conservavamo intatto l’amore per quei padri e quelle madri, che hanno fatto quel che potevano, il loro meglio, essendo ciò che erano – buoni, cattivi, migliori o peggiori di altri, anche di noi, naturalmente.

Ne La donna gelata trovano un loro spazio tutto speciale i sogni di autonomia e emancipazione associati agli anni di studio e all’università, così gravidi di futuro e promesse – e chi se li scorda! Ci sono anche l’entusiasmo e i timori di quello che Ernaux definisce “il viaggio” verso i ragazzi, di cui non ci nasconde gli accidenti e i fallimenti, e che ci presenta come una festa sempre attesa e mai cominciata – la festa dell’amore e del sesso –, una festa anzi guastata negli anni del matrimonio e della maternità da una cultura che non pensa né auspica che la donna sia protagonista della propria esistenza e che misconosce – ancora – il carico mentale che il ménage familiare comporta per lei. Ci racconta, Annie, le trappole in cui è caduta – in cui cadiamo spesso tutte –, in primo luogo quella della donna completa, buona moglie e madre che riesce a conciliare famiglia e lavoro, spesa, pulizie, pasti e cure per gli altri, e riesce anche a ritagliarsi qualche scampolo di tempo e energie per sé, ma finisce immancabilmente per procrastinare all’infinito il tempo e lo spazio della realizzazione di sé e delle proprie ambizioni.

La donna gelata va letto e fatto leggere, come altri libri che parlano del cammino, a quanto pare, ancora lungo delle donne, per aumentare la consapevolezza personale e sociale dell’abisso che ci separa da una parità reale e condivisa. Facciamolo, leggiamo, discutiamo, promuoviamo cambiamenti, pensando non soltanto a noi, ma anche alle nostre figlie e nipoti: aiutiamole a accorciare il viaggio verso loro stesse, rendiamolo meno accidentato fin da oggi, nella vita di ogni giorno.

Sciogliamo il ghiaccio, tra le sue molecole, rappresa, si cela tanta vita da vivere, tutta ancora da scrivere.

Flavia Todisco

Autrice: Annie Ernaux

Titolo: La donna gelata

Traduzione: Lorenzo Flabbi

Editore: L’Orma

Anno di pubblicazione: 2021

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