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Ma oggi siamo più o meno intelligenti?

Se dovessi rispondere alla domanda «siamo più o meno intelligenti?» con il mio sentire, direi che abbiamo veramente poco di cui stare allegri. Secondo me siamo molto più stupidi.

A dimostrarlo, ci sono una serie infinita di aneddoti che vi potrei raccontare.

L’ultimo in ordine di tempo, è di una settimana fa e io e la ziaManu ci abbiamo riso sopra per un quarto d’ora.


Una sera, una pattuglia della polizia si è insospettita davanti ad una macchina che procedeva a fari spenti sul Fulvio Testi. Affiancandosi, ha intimato l’alt anche perché due dei tre occupanti indossavano un passamontagna. Cioè, ho appena commesso una rapina oppure ne devo compiere una e, giusto per non farmi notare, guido di notte a fari spenti su un viale non illuminato mentre tutte le altre auto invece li hanno accesi e per di più indosso ancora il passamontagna. Beh, visto che c’erano avrebbero anche potuto scrivere “IrotanipaR” sul cofano, come fanno le autoambulanze!


Intelligenza, quoziente intellettivo, intelligenza artificiale
Ma oggi siamo più intelligenti o meno rispetto ai nostri nonni?

Ma allora, stiamo diventando più stupidi?

Ecco un  primo dato: nell'ultimo periodo il nostro quoziente intellettivo medio si è abbassato di 14 punti.

I test cognitivi che ogni anno vengono fatti in Europa e America del Nord confermano questa tendenza all’«instupidimento» generale e i dati dell'ultimo secolo sono preoccupanti: il nostro quoziente intellettivo medio è infatti sceso di ben 14 punti.

In realtà un ricercatore americano, James R. Flynn, negli anni Settanta scoprì che dall’inizio del secolo scorso il quoziente intellettivo medio della popolazione umana era aumentato a un ritmo costante di 3 punti al decennio ossia 0,3 punti l’anno. Questo però fino a quando l’Università di Oslo nel 2004 si accorse come tra il 1970 e il 1993 l’effetto Flynn era diminuito. Negli anni successivi ci sono state altre conferme del rallentamento, fino alla scoperta che l’andamento ha preso il senso opposto, da un anno all’altro il Quoziente Intellettivo diminuisce in media dello 0,25-0,50. Soprattutto nei paesi a più alto benessere.

Facendo bene i conti se ipotizzassimo che questa inversione di tendenza fosse iniziata ipoteticamente alla fine del Novecento, vedete che i conti non sono poi così lontani dal quei 14 punti di cui abbiamo accennato prima.

A questo punto si potrebbe ipotizzare che uno dei fattori scatenanti possa essere a ben vedere l’implementazione continua degli strumenti digitali.

Anche per questo dovremmo porci il cruccio di quanto il sistematico utilizzo dei device digitali ci faccia bene soprattutto in età scolare.

Tra le tante cause analizzate c’è anche quella dell’impoverimento del linguaggio. Diversi studi dimostrano infatti la diminuzione della conoscenza lessicale e l’impoverimento della lingua: non si tratta solo della riduzione del vocabolario utilizzato, ma anche delle sottigliezze linguistiche che permettono di elaborare e formulare un pensiero complesso.

Secondo alcuni studiosi però si tratta in realtà di un modo diverso di intendere l’intelligenza.

Da un lato siamo individui molto più informati (sappiamo molte più cose dei nostri nonni), abbiamo molte più competenze dei nostri padri (le famose skills) e riusciamo a fare più cose contemporaneamente, come guidare nel traffico cittadino mentre parliamo al cellulare e definiamo strategie complesse per il nostro business.

Ma allora cosa stiamo perdendo?

Secondo Dean Keith Simonton, psicologo all’Università della California, la genialità scientifica è destinata presto a scomparire.

Semplificando moltissimo concetti assai più complicati, potremmo dire che pur vivendo un momento incredibile per la ricerca scientifica, in realtà «non riusciamo più a trovare geni solitari che con le loro intuizioni improvvise fanno effettivamente avanzare la scienza».

La scienza è andata sempre più specializzandosi, cosicché le nuove scoperte sono possibili solo mettendo insieme scienziati che conoscono alcuni dettagli che, insieme, possono produrre un quadro più completo. Non è più pensabile che un giovane impiegato possa, in un paio d’anni, pubblicare da solo quattro articoli scientifici rivoluzionari come fece Albert Einstein

Detto questo mi pare ovvio che l’aspetto che sta scemando velocemente è la creatività!

Perché perdiamo di intelligenza?

La perdita di intelligenza dell’uomo è da addebitare alla mancanza della necessita di evolversi. Quando l’uomo ha scoperto l’agricoltura e ha cominciato a costruire insediamenti sempre più grandi, la sua spinta evolutiva si è esaurita, cosa che ha fermato la crescita dell’intelligenza.

“Lo sviluppo delle nostra abilità intellettive e l’ottimizzazione di migliaia di geni legati all’intelligenza probabilmente si verificò in alcuni gruppi di individui, in una fase relativamente non verbale, che vivevano prima dell’epoca in cui i nostri antenati vennero fuori dall’Africa”- spiega Gerald Crabtree, uno degli autori dello studio – . Dopo quel momento, l’intelligenza ha vissuto un progressivo declino”.

Detto questo potremmo affrontare il tema della differenza di intelligenza tra uomini e donne. Perché le donne sono più intelligenti?

Le donne hanno un cervello più piccolo dell’8% circa rispetto ai maschietti, ma ne hanno uno più performante. Lo affermano un gruppo di ricercatori dell’Università di Los Angeles e dell’Università di Madrid, in uno studio pubblicato sulla rivista Intelligence. Secondo quanto emerso inoltre, le donne sarebbero più abili nel ragionamento induttivo (modalità di ragionamento che procede da una serie di casi particolari a una conclusione generale, ovvero l’intuizione) e nella matematica e il loro cervello “consumerebbe” invecchiando anche meno neuroni.

I motivi possono essere principalmente due: la prima ipotesi è che le donne abbiano sviluppato una maggiore intelligenza perché costrette a una vita multitasking in cui devono conciliare famiglia e lavoro (cosa che prima accadeva raramente o comunque non con i ritmi degli ultimi anni); la seconda ipotesi è che le donne abbiano da sempre avuto un’intelligenza potenzialmente superiore, ma che sia stata bloccata da una società incentrata sull’uomo (leggi “maschilista”) e che solo ora possano esprimerla liberamente in un contesto di parità tra i sessi. Nessuno sa quale sia la risposta giusta.

Una terza ipotesi, una mia congettura, è che in mancanza di altre caratteristiche prettamente maschili, come la forza fisica, e anche in virtù della vulnerabilità per esempio data dalla gestazione piuttosto lunga, le donne abbiano dovuto sviluppare altre caratteristiche di difesa. L’astuzia e l’intuito possono essere considerate molto performanti.

In una prossima puntata, tratteremo proprio delle vulnerabilità della specie umana rispetto alla teoria darwiniana sulla teoria dell’evoluzione. Soprattutto parleremo sul perché stranamente l’uomo non si sia estinto, ma anzi abbia preso il sopravvento su tutte le altre specie. Ci sarà di che divertirsi, perché gli studiosi oggi stanno riscrivendo la storia evolutiva dell’uomo.

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