Con questa intervista a Rino Alaimo, (scrittore, regista e illustratore di “Il bambino che amava la Luna”, “La principessa del cielo” e “Come una stella cadente”) autore per Picarona Edizioni che abbiamo conosciuto in occasione dell’ultima edizione di Una Ghirlanda di Libri, la Fiera dell'Editoria Indipendente, inauguriamo uno spazio settimanale dedicato all'editoria indipendente e agli autori che fanno parte di questo magico mondo.
Tutti gli appuntamenti di Interviste d'autore – Storie di persone e di libri, un'iniziativa di Associazione LeGhirlande, saranno fruibili liberamente sul sito leghirlande.com (ex cinisellonline.it), un nuovo sito strutturato per permettere a chiunque di conoscere nuovi autori, di essere informato sulle nuove produzioni e di godere di produzioni un po’ meno nuove, ma che hanno caratteristiche interessanti e degne di essere raccontate.
Le caratteristiche principali di questo nuovo sito sono la possibilità di fruire dei contenuti in tre forme diverse: la lettura (come ogni giornale online), l'ascolto (i contributi saranno inseriti nel podcast) e la visione delle interviste grazie al lavoro di montaggio della sottoscritta che non solo intervista gli ospiti, ma ne cura anche la post-produzione.
Ma torniamo a Rino Alaimo, giovane regista e autore di tre bellissimi libri editi da Picarona. Così parla di sé: «Intanto è difficile per me parlare di me stesso; però una cosa che posso dire è che sono un sognatore. Ho dedicato tutta la mia vita a inseguire il sogno di fare cinema; a me piaceva e piace tutt'ora. È tutta la vita che lotto per questo e “Il Bambino che amava la Luna” è proprio dedicato a questo sogno che sto ancora inseguendo».
Stefania: Rino tu sei un disegnatore e un regista. Cosa ti ha spinto nel mondo dei bambini?
Rino: «In realtà non ho cercato di entrare nel mondo dei bambini o rivolgermi ad un pubblico giovane. A me sono sempre piaciute le fiabe e mi piacciono ancora adesso. In realtà io scrivo per me stesso, tratto argomenti che mi riguardano e che trovo interessanti. Poi è l’editore che dice che sono per bambini!», e qui ride.
Stefania: Ma secondo te c'è poi così tanta differenza tra il mondo degli adulti e quella dei
bambini?
Rino: «Per il mercato c'è. Per il mercato di adesso c’è, ma si pensa a come siamo stati cresciuti, ora è tutto diverso. Per esempio i cartoni animati di adesso sono divisi per fasce d’età, 6-10 anni, 10-14 e così via. Una volta che invece c'erano i cartoni animati: Lady Oscar oppure Candy Candy (certamente migliori, ndr), quelli che guardavamo noi, andavano bene sia per bambini che per adulti, anzi non credo adesso sarebbero più considerati per bambini. Sono cresciuto comunque bene, non ho avuto traumi, quindi in realtà penso che non dovrebbe esserci le fasce. Ovviamente certe cose ai bambini vanno spiegate in certo modo, però il significato e i valori raccontati all’interno della storia non dovrebbero essere riservati a questa o quella fascia. Cambia semplicemente il modo di raccontare».
Stefania: Guardando la tua produzione, mi sono accorta che è la luce, e in particolare quella lunare, l'elemento dominante delle tue opere. È così e se è così perché?
Rino: «Avendo studiato cinema e storia dell'arte, la luce è importantissima. È la luce che determina la drammaticità della scena e nel mio caso c'è una luce della luna semplicemente perché è quella luce magica e misteriosa che mi attrae, che mi è sempre piaciuta».
Stefania: Lo stile ricercato e mai banale delle tue illustrazioni mi ha colpito per la semplicità ma allo stesso tempo per la potenza del messaggio. Quando è nato e come si è evoluto?
Rino: «Su questo voglio essere sincero: io ero veramente ignorante sul mondo dell’illustrazione. Io ho studiato cinema e cinema volevo fare. Avevo nel cuore da anni la storia del bambino che amava la luna e la volevo raccontare in qualche modo. Non avendo un budget per poter realizzare un cortometraggio, quindi per pagare una troupe, gli effetti speciali e gli attori, mi sono cimentato e ho provato a disegnarla questa storia. E ho lavorato due anni interi, lavorandoci tutti i giorni, per creare il cartone animato de “Il bambino che amava la Luna”: mi sono inventato questo stile ed è stato una cosa “fatta di pancia”. Nonostante tutto, questo stile ha avuto successo, ma non riesco a commentare più di tanto!».
Stefania: “Il bambino che amava la luna” è la tua opera prima, tratta da un cortometraggio che, come hai detto, sentivi di volere a tutti i costi e che ha ottenuto importanti riconoscimenti. Qual è la cosa che ti ha ispirato?
Rino: «Il bambino che la amava la luna” è molto autobiografico. Racconta di un ragazzo che ha un sogno, come il mio che è quello di fare cinema, un sogno impossibile, così come è considerato nel libro. Cioè quello di conquistare la luna. Il protagonista nonostante le difficoltà, nonostante le probabilità che sono contro di lui, va avanti a inseguire questo sogno impossibile. Fa anche delle cose pazzesche, come affrontare il drago. In questo racconto c’è l’archetipo della Luna, che oltre ad essere un simbolo femminile, è anche il simbolo del sogno irrealizzabile, assai difficile da realizzare. Si dice anche “volere la Luna”, no?».
Stefania: Io sono dell'idea che una parte di noi non cresce mai ed è proprio questa la parte migliore dell'essere adulti. Consiglieresti le tue opere anche i grandi?
Rino: «Sinceramente sì. Non è per vantarmi, ma ho strutturato i miei raccolti in modo che possano essere capiti da diverse fasce di età: ad esempio se un bambino legge un mio libro troverà un livello di narrazione, se lo legge un adulto ne troverà un altro. Mi piace pensare che se un bambino ama il mio libro da giovane, quando sarà adulto troverà nel racconto anche qualcosa di più. Il racconto non sarà più lo stesso della sua infanzia, ma rileggendolo da adulto potrà scoprire tutto un altro mondo. C'è una frase di una canzone di Fabrizio De Andrè che mi è sempre piaciuta che dice: e quando fui “grande” non volli tradire il bambino per l’uomo. Questo è un po’ quello che cerco di fare io».
Stefania: I miei progetti partono sempre da un foglio bianco e da una matita b2. Tu invece da dove parti?
Rino: «Da un foglio bianco e da una matita b3! In realtà le mie storie iniziano su scontrini... Perché mi vengono sempre nei posti più improbabili e li scrivo dietro agli scontrini... poi torno a casa, li infilo in un cassetto e li tiro fuori al momento opportuno».
Stefania: Se volessi spiegare il tuo lavoro in tre parole, quali useresti?
Rino: «Le parole che li descriverebbero meglio sono amore, empatia e lotta. Amore perché tutti i miei personaggi sono spinti dall’amore, nel senso più ampio del temine, non semplicemente dall’amore romantico. Empatia perché spero che i miei libri aiutino gli altri a capire punti di vista differenti. Proprio il mio secondo libro, “Come una stella cadente”, parla degli stereotipi e di come la gente ci dice come dobbiamo essere e a volte non siamo. E sull’empatia si basa tutto il nostro essere civile. E infine lotta, perché tutti i personaggi lottano per raggiungere il loro obiettivo, che sia di salvare il proprio sogno o di salvare una persona o di salvarsi da un abuso. Questi i tre elementi che sempre ritornano nelle mie opere e in quelle che devono ancora essere pubblicate».
Stefania: I tuoi libri sono stati tradotti in veramente tante lingue (il primo in 10, il secondo in sette e il terzo in cinque lingue). Quali differenze trovi nei singoli mercati dei paesi in cui sei stato tradotto?
Rino: «La differenza più grossa l'ho trovata con l'Oriente perché, rispetto al mercato occidentale, loro tengono di più alle metafore, al significato nascosto del racconto, il sotto-testo. Per questo lì il mio libro è stato molto apprezzato, mentre in Occidente spesso sono stati apprezzati solo per l'avventura e per lo stile visivo. Tra l'altro in oriente “Il bambino che amava la luna” è stato inserito anche in un sussidiario di Taiwan, mentre l’università di filosofia di Taipei ha utilizzato il medesimo libro come esercizio per gli studenti che dovevano trovare tutti i possibili significati nascosti del racconto».
Stefania: Quindi secondo te noi siamo più veloci, più commerciali e se vuoi più visivi e meno riflessivi?
Rino: «Attenzione: per quanto riguarda l’occidente, io mi riferisco all’utente medio. Perché anche dalla Francia agli Stati Uniti e l’Australia ho avuto recensioni davvero molto lusinghiere, dove addirittura analizzavano anche il mio modo di comporre le immagini».
Stefania: Rino io ti ringrazio enormemente. Grazie per il tempo che ci hai dedicato e ti ringrazio soprattutto per questo modo che hai di porti con umiltà e affabilità. Grazie di cuore.
Rino: «Grazie a voi. Buonaserata!».
Ricordiamo che le tre opere di Rino Alaimo, “Il bambino che amava la Luna”, “La principessa del cielo” e “Come una stella cadente”, sono editi da Picarona Italia. Sulla scia del successo ottenuto in Spagna, Picarona Italia ha l’obiettivo di potenziare l’amore per la lettura tra i più piccoli e di dare vita a meravigliosi principi e principesse, mostri e draghi, pirati e dame e ogni altro tipo di creatura fantastica.
Attraverso storie originali piene di avventura, umorismo e fantasia, Picarona Italia avvicina i piccoli lettori a valori universali che li aiuteranno a crescere come persone uniche e speciali, stimolando la loro curiosità e coltivando i loro innati talenti, insegnando loro a mettersi in gioco, a comprendere le proprie emozioni e a gestirle.
Conoscere Picarona significa sfogliare le pagine di un mondo fantastico, dove realtà e immaginazione ci portano per mano attraverso indimenticabili avventure, in una convinta ed entusiasta difesa della lettura.
Invito alla visione: https://www.cinisellonline.it/da-vedere
Invito all'ascolto: https://www.cinisellonline.it/da-ascoltare-interviste
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