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Il Museo di Fotografia Contemporanea riapre al pubblico con due nuove mostre

Il Museo di Fotografia Contemporanea riapre al pubblico sabato 20 giugno con due progetti espositivi, tra loro indipendenti, che riflettono alcune delle sue principali linee di ricerca: la valorizzazione delle collezioni fotografiche e il rapporto con il territorio.

Museo di Fotografia Contemporanea riapre al pubblico sabato 20 giugno
Museo di Fotografia Contemporanea riapre al pubblico sabato 20 giugno

Lo spazio di una magia sorprendente: Franco Grignani

Il primo dei due appuntamenti è con la mostra Franco Grignani. Lo spazio di una magia sorprendente a cura di Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini e con Manuela Grignani Sirtoli, dal 20 giugno al 1° novembre 2020.

La mostra, realizzata in collaborazione con il m.a.x. Museo di Chiasso e con l’Archivio Manuela Grignani Sirtoli, presenta circa 50 opere fotografiche dell’artista e grafico Franco Grignani (1908-1999), la maggior parte provenienti dalle collezioni del Museo, insieme ad altre gentilmente messe a disposizione dagli eredi dell’artista.

L’esposizione restituisce un percorso di ricerca ultratrentennale che travalica i confini tra le discipline e pone Franco Grignani tra i maestri della cultura visiva italiana degli anni ‘60 e ‘70. L’attenzione che Grignani dedica alla fotografia costituisce una tappa fondamentale per lo sviluppo di altri linguaggi artistici, dall’iniziale sperimentazione fotografica alla grafica pubblicitaria, fino alla Optical Art.

Franco Grignani non intende la fotografia in senso canonico: esegue fotomontaggi, sovraimpressioni, doppie esposizioni, manifestando l’esigenza di avventurarsi nel dominio della “polivalenza dei significati” dell’immagine. Alla fine degli anni Cinquanta, parla di ambiguità della fotografia, di magia, della necessità di indagare ciò che crediamo di vedere. L’ambiguità offre infinite possibilità di interpretazione e l’indagine sulle forme della percezione esplora nuovi significati delle immagini. I cicli della ricerca sulla fotografia astratta usano il mosso, il fluo, le subpercezioni, ovvero lo spazio visivo nella sua totalità. “Conoscevo tutto sulla fotografia ma la lente dava l’immagine regolare, cercavo allora i più disparati mezzi: lenti zoppe, vetri condensatori, prismi, acqua, olio. […] Non usavo quasi mai la geometria euclidea e mi servivo di matematiche alterate”, spiega lo stesso artista.

La sua vasta produzione – prevalentemente in bianco e nero – è non solo di supporto, ma non separabile dal lavoro di ricerca artistica, come pure fondamentale al rinnovamento nella grafica e nella pubblicità.


Un album fotografico di quartiere: Carte de Visite

Le porte del Museo di Fotografia Contemporanea tornano ad aprirsi sabato 20 giugno con una mostra in forte dialogo con il territorio. Carte de Visite. Un album fotografico di quartiere è il risultato di un progetto di fotografia partecipata realizzato da Arianna Arcara, con la curatela di Roberta Pagani, nel quartiere Crocetta di Cinisello Balsamo grazie al sostegno di Regione Lombardia nell’ambito del bando “Patrimonio culturale immateriale e della lingua lombarda” con la collaborazione di AESS – Archivio di Etnografia e Storia Sociale.

L’artista Arianna Arcara ha aperto uno studio fotografico temporaneo come servizio agli abitanti del quartiere, realizzando tra novembre 2019 e febbraio 2020 oltre 600 ritratti a persone appartenenti alle diverse comunità per indagare le relazioni, le ritualità e gli usi legati al ritratto fotografico.

L’autorialità della fotografa si è messa al servizio degli abitanti di Crocetta producendo diversi formati di rappresentazione a seconda delle richieste. Foto ritratto individuali e di gruppo, di piccole comunità o di famiglie, di centri ricreativi, giovanili e per il sociale, festività e compleanni.

Adottando criteri sia artistici sia documentari, la mostra Carte de visite si propone di raccontare questa esperienza partecipata, dove a determinare i risvolti curatoriali ed espositivi è l’autodeterminazione dei soggetti stessi. Buona parte delle fotografie esposte rispondono infatti a criteri dipendenti dal diritto alla riservatezza dei partecipanti. La mostra si confronta dunque con il tema della privacy e con il significato della fotografia che si rivolge alla ritrattistica sociale, quando un progetto di documentazione si realizza dentro uno spazio privato e per fini privati prima che artistici o divulgativi.

Quello che emerge dalla selezione di fotografie prodotte è il rapporto di fiducia instauratosi tra l’autore e il soggetto, che ha lasciato all’interno dello studio Carte de visite un po’ della sua storia e, al contempo, ha portato a casa una o più delle fotografie esposte.

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