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Teresa Ciabatti, Sembrava bellezza, Mondadori

L’adolescenza è un’età di estremi, provocazioni, attese, negazioni. Un’età di transizioni, ricca di ormoni imbizziti, vibranti illusioni, un florilegio di acne e delusioni brucianti. È l’età dell’infingimento rispetto a ciò che non si vorrebbe più essere, ma si è ancora – un corpo deforme e non aggraziato, un essere indistinto dal resto del genere umano –; è anche l’età del mascherarsi rispetto a ciò che ancora non si è e, forse, non si ha il coraggio di essere. Unico scoglio sicuro nella tempesta, il gruppo degli amici, in cui ci si sente più forti, protetti e sicuri, dunque meno soli, dal quale sempre ci si allontana, al quale sempre si torna, dopo gli scontri frequenti e le rappresaglie incessanti in famiglia.

L’adolescenza è anche l’età delle amicizie fusionali, degli amori totalizzanti che si consumano alla velocità in cui arde un cerino. È l’età in cui rincorriamo e celebriamo la bellezza che pervade i corpi che più ammiriamo e desideriamo. Un’età in cui, quasi per magia, in un attimo una botola si apre, ci fagocita e di noi non resta traccia, perduti, scomparsi, finiti.

È una stagione della vita che spesso, poi, si rimpiange e rincorre, per riprovare l’ebbrezza delle sue sfide e scellerate scelte, degli azzardi e dei brividi delle prime volte, scordando talvolta quanto fossero impacciate o, addirittura, squallide.

È questa la stagione di cui narra Teresa Ciabatti in Sembrava bellezza, edito da Mondadori e candidato al Premio Strega 2021. Una stagione di cui ci descrive squilibri, mostruosità e finzioni, senza risparmiare nulla a sé stessa: invidie, tradimenti, insicurezze e menzogne, in un dialogo costante con la donna che è ora, scrittrice e madre alle prese con le conseguenze di una separazione, i contrasti con la figlia, i corollari non sempre positivi del successo.

Nel romanzo, Ciabatti rincorre non solo la propria adolescenza e quella di alcune amiche-nemiche, ma anche quella di un’intera generazione, cresciuta a cavallo fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. E, nell’alternarsi costante tra la voce della scrittrice e quella della ragazzina di ieri, angosciate da problematiche diverse, Ciabatti ci rammenta – con uno stile a tratti urticante – quanto fosse incerta, disastrata e orribile l’adolescenza, che da adulti alcuni sembrano rimpiangere e volere emulare.

Non ha riguardi per sé, per gli amici e neppure per i lettori, Ciabatti: implacabile mostra quanto si sia spesso patetici a quindici anni come a quaranta e cinquanta, quando si pretende tutto per sé e basta, senza tenere in alcun conto le vite e i sentimenti degli altri. La sua sola priorità, nel presente – realtà o finzione che sia –, è salvaguardare il rapporto con la figlia, amata e lontana, e spesso emotivamente distante.

Vista così, l’adolescenza fa ancora più terrore e orrore. Ma neppure l’età adulta sembra poi la terra promessa tanto agognata a sedici o diciassette anni.

Nulla allora si salva? È tutto davvero così terribile? Anche il fastidio suscitato da alcuni passaggi del romanzo?

La fragilità si salva, quella un tempo incompresa, bistrattata, negata, che lottava contro tutto e tutti, mentre rincorreva una giovinezza e bellezza contraddittorie, distorte, illusorie.

La fragilità finalmente accettata, ci salva.

Si salvano anche una madre e sua figlia, scrittrice l’una, giovane donna l’altra, che si guardano con minore severità e maggiore comprensione e accettazione, consapevoli delle proprie conquiste e debolezze, dei propri errori e delle rispettive correzioni, finalmente libere e sé stesse. Nessuna botola ora le attende.

Se avete fatto pace con la vostra adolescenza o state cercando una pacificazione, questo è il romanzo per voi.

A tutti gli altri, certo non nuocerà.

Flavia Todisco


Autrice: Teresa Ciabatti

Titolo: Sembrava bellezza

Editore: Mondadori

Anno di pubblicazione: 2021

Consigliato? A chi è sopravvissuto alle botole.



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